La famiglia di Conselve che si è vista tagliare le forniture di luce e di gas per un insoluto nei pagamenti delle bollette è stata salvata da un anonimo benefattore

Conselve (Padova), 14 Dicembre 2019 – Il miracolo di Natale che, per la sobrietà tutta veneta con la quale è stato compiuto, sarebbe tanto piaciuto a Dino Buzzati, ha svelato un risvolto inedito e inatteso, che — almeno per una volta — fa piazza pulita dei tanti luoghi comuni sul Veneto razzista, leghista e chiuso, attento solo agli «schei» e fissato con la logica del «prima gli italiani». La famiglia con quattro figli di Conselve, nel Padovano, che si è vista tagliare le forniture di luce e di gas per un insoluto nei pagamenti delle bollette che andava avanti da aprile e che è stata salvata da un anonimo benefattore che commossosi ha saldato le bollette scoperte versando circa 540 euro, sarebbe composta da extracomunitari inseriti nel tessuto locale.

Questo quello che si apprende dal tam-tam della popolazione locale se ci si reca in questo ridente paesino di poco di poco più di 10.000 abitanti, che presenta un tasso di immigrazione che supera il 15% della popolazione, con un Veneto che ospita più di 500.000 stranieri. «Pagare le bollette scadute a una famiglia di stranieri che rischiava di passare il Natale al freddo e al buio è una scelta che dimostra come il Veneto non sia per nulla razzista e il fatto che noi veneti diamo a tutti una possibilità», commenta a caldo Raffaele D’Addio, che lavora alla Ceva logistica di Monselice, 60% di lavoratori stranieri. «Basta comportarsi bene e lavorare, la pelle qui non conta». Gli fa eco il barbiere del paese, Luca Fava: «Conselve è un paese tacciato di fascismo e di leghismo, ma sono tutti luoghi comuni. Il mio motto e fai del bene e riceverai del bene: per tanti il Natale significa solo regali, spese e acquisti ma si dimentica che per questa famiglia il regalo più grande era quello di scaldarsi e di avere la luce».

La linea ufficiale dell’azienda Centro Veneto Energie, che dopo otto mesi di insoluti è stata costretta a tagliare le forniture, è prudente: «Non possiamo rivelare la nazionalità della famiglia a cui è stata sospesa l’erogazione del gas e dell’energia nonostante i molti tentativi di riscuotere il dovuto», commenta il presidente Giuseppe Mossa. «L’insoluto andava avanti da aprile e solo l’8 dicembre abbiamo dovuto provvedere a interrompere l’erogazione, certamente a malincuore. Non abbiamo tuttavia posto i sigilli e quando il benefattore ha provveduto a saldare le bollette scoperte abbiamo immediatamente ripristinato l’energia e il gas. Purtroppo ormai non sono casi isolati». La scena è stata dickensiana: venerdì scorso il capo famiglia del nucleo con quattro figli si è presentato agli uffici del Centro Veneto Energie, situato di fronte al Duomo, chiedendo che gli fosse ripresa la fornitura, accedendo alla rateizzazione dell’insoluto. «Purtroppo la procedura prevede che una volta interrotta l’erogazione essa possa essere ripresa solo saldando interamente il debito», spiega il presidente Mossa.

Il capo famiglia è scoppiato il lacrime e se ne stava andando affranto, quando un signore ha visto la scena ed è intervenuto silenziosamente: non ha cioè interpellato l’extracomunitario e lo ha lasciato andare, ma ha chiesto agli uffici se poteva saldare lui il debito. «Ha però posto una condizione: che il suo gesto rimanesse totalmente anonimo: addirittura ha precisato che se qualcuno avesse rivelato la sua identità avrebbe preso provvedimenti», rivela Mossa. Il parroco del Duomo di San Lorenzo, a pochi passi dalla scena, sorride ma non si sbilancia: «Qui a Conselve c’è un tessuto di solidarietà meraviglioso, quindi non sono stupito di questo gesto. C’è tantissima gente che fa del bene qui. Non ha idea della montagna di commenti entusiastici che ha ricevuto la pagina Facebook della parrocchia». L’integrazione in realtà come Conselve è così forte che il capo dei padri Canossiani locali è un filippino, padre Taddeo Tinada: «La nostra comunità accoglie diversi immigrati e li aiuta. Anche sul piano alimentare ci prendiamo cura di circa 140 famiglie, di cui 87 sono costituite da immigrati. Attraverso la Borsa della Carità e molte altre iniziative raccogliamo fondi e aiuti: è quello che noi chiamiamo il contagio del bene».

Il dottor Gianfranco De Laurente, farmacista direttore della farmacia Meltias di Conselve, lascia intuire come la crisi abbia picchiato duro anche qui: «Chi ha fatto questo gesto ha il nostro plauso e merita un Natale bellissimo. Anche nell’acquisto dei farmaci si vede la difficoltà di alcune fasce della popolazione: tanta gente, in silenzio e con dignità, rinuncia a farmaci importanti: noi nei limiti del possibile cerchiamo di andare loro incontro e di essere di aiuto». Anche un lavoratore edile che ha fatto l’esperienza dell’migrazione in Australia, Gianfranco Boscolo Chielon, commenta: «Tanti e non solo extracomunitari sono in difficoltà qui dopo la grande crisi degli ultimi 10 anni. Ma qui c’e la coscienza che si può uscirne solo aiutandosi tutti, senza guardare al colore della pelle o alla nazionalità di origine».

Un costruttore di macchine per l’agricoltura, Claudio Negrisolo, ha un accento politico: «Conselve è il luogo da cui nel maggio del 97 parti’ la missione dei serenissimi diretti in Piazza San Marco per affermare l’indipendenza del Veneto, ma questo episodio dimostra bene il fatto che pur volendo l’autonomia noi non siamo razzisti. Se questa famiglia era in difficoltà significa che aveva perso il lavoro: ma se lo Stato ci obera e ci cessa con montagne di obblighi burocratici, di controlli e di verifiche noi come possiamo assumere? L’abolizione dei voucher per noi piccoli imprenditori è stato ad esempio un colpo durissimo, che rende difficile offrire ci lavoro a molti cittadini di origine extracomunitaria». Un anziano avventore di un bar, Luigi Botton, conclude nel modo migliore, in dialetto stretto: «Xe sta un bel gesto, anche se erano di colore ha fatto benissimo, lo avrei fatto anch’io. E in silenzio».

Fonte: Articolo de “Corriere della Sera”